Buon viaggio, maestro…

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Emilio Molinari (foto del Comitato acqua pubblica Torino)

di Marco Bersani

Ci sono persone che ad ogni incontro riescono a depositare dentro di te un’intuizione inaspettata, un dubbio non previsto, uno squarcio di possibilità. Emilio Molinari era una di queste. Sguardo penetrante, sorriso aperto, capacità di andare direttamente al punto della discussione e di indicare un possibile percorso. Per me, allora giovane attivista, e per noi, collettivo di Saronno divenuto lista civica alternativa con presenza all’interno del Consiglio Comunale, una scuola permanente di crescita umana e politica.

Ricordo quando, in seguito alla scoperta di un rilascio di radioattività da una piccola fonderia di un paese del comasco, costituimmo un comitato per fare luce su ciò che stava accadendo e chiamammo Emilio; si dedicò con passione e, nel giro di pochi mesi, venne alla luce un traffico internazionale di rifiuti radioattivi che dalla Russia attraversava la Cecoslovacchia e l’Austria per arrivare nel nostro Paese.

O quella volta che -faccio ancora fatica a raccontarla, perché sembra surreale- venimmo avvicinati da alcuni personaggi in odore di servizi, i quali ci misero in mano foto che ritraevano personaggi politici legati a un traffico internazionale di armi e di rifiuti con la Somalia; naturalmente chiamammo Emilio e in breve tempo si scoprirono i primi legami fra quella vicenda e l’uccisione della giornalista Ilaria Alpi.

Emilio era così: seguiva con passione indomita ogni percorso e ogni richiesta, convinto com’era che l’essere dentro le istituzioni fosse essere al servizio della trasformazione della società e dare una possibilità e una speranza all’attivismo sociale.

Senza smettere di interrogarsi sui cambiamenti che avvenivano e sulla necessità di non fermarsi alle categorie politiche e culturali precedentemente considerate inossidabili.

Mi alimentavo con passione alle sue elaborazioni e alla dignità che le accompagnava. Non nego che fu per me un enorme piacere quando, agli albori del movimento altermondialista, scoprì che in più di un’iniziativa in cui fui chiamato a parlare, il suggerimento del mio nome arrivava da Emilio.

Con Emilio attraversammo insieme la lunga, intensa ed entusiasmante stagione del movimento per l’acqua: una storia di straordinaria attivazione e partecipazione dal basso che culminò nella vittoria referendaria. Non sempre ci trovammo d’accordo sulle strategie da mettere in campo dentro quell’esperienza, o forse era mutata la nostra relazione, che dal binomio docente-discente era evoluta in un confronto fra pari. Emilio si dedicò a quella battaglia senza risparmio di energie e con la passione di sempre e tutte e tutti costruimmo un percorso indimenticabile, per quanto la vittoria referendaria non divenne successivamente il cambiamento sociale che ci saremmo aspettati.

Emilio continuò instancabile e anche se la salute iniziava a segnalare un perimetro che non doveva essere superato, non smise di interrogarsi e di inoltrare riflessioni che aiutassero i movimenti a non abbassare la testa, a non arrendersi mai e a continuare a guardare l’orizzonte.

Ora Emilio ci ha lasciati e, nel mandare un tenerissimo abbraccio a Tina, la compagna di una vita, non mi resta che dirti buon viaggio, maestro…

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