di Marco Schiaffino
L’ennesimo caso di privatizzazione dei servizi pubblici sta per consumarsi a Milano, la presunta “capitale morale” di un paese che continua pervicacemente a svendere il patrimonio collettivo per ingrassare le tasche di imprenditori e gruppi finanziari.
Il colpo di scena (se così lo vogliamo chiamare) è arrivato in regione Lombardia, dove la Commissione Trasporti ha approvato un emendamento della Lega al Progetto di Legge sulla Semplificazione che, in pratica, avoca a Regione Lombardia il controllo della messa a gara dei trasporti sul territorio di Milano, Città Metropolitana di Milano, Provincia di Monza e Brianza, Pavia e Lodi. Il tutto proprio alla viglia dell’avvio delle procedure di gara. Se il prossimo 26 novembre la mozione verrà approvata, la Lega di Attilio Fontana potrà decidere il futuro del trasporto pubblico nell’area.
Andiamo con ordine: la gara in questione riguarda il Trasporto pubblico locale (Tpl) nel bacino che comprende il capoluogo lombardo e le quattro province, che per il momento prevede un potere decisionale decisamente favorevole al Comune di Milano, che grazie al controllo sulla Città Metropolitana vanta il 62% dei voti nell’agenzia di bacino. La mozione introduce un modello di rappresentanza diverso, che metterebbe in minoranza Milano e Città Metropolitana, sul cui territorio risiedono l’88% degli utenti del trasporto pubblico locale. Da un punto di vista logico, un vero paradosso. Dal punto di vista politico, una furbata che permetterà alla Lega di decidere sulla gara. Il boccone prelibato è naturalmente ATM, l’Azienda di Trasporto Milanese che, da sola, vale 800 milioni di euro all’anno (per tutto il bacino il valore è 1 miliardo) tra tariffe e trasferimenti statali.
Che la partecipata milanese stesse rischiando qualcosa del genere era arci-noto. Da quando è stata trasformata in S.p.A. nel 2001, infatti, in ATM è stato avviato un processo che l’ha portata ad abbracciare progressivamente un approccio sempre più privatistico nella gestione del servizio, testimoniato sia dall’utilizzo di strumenti come il Project Financing per la costruzione delle linee M5 e M4 della metropolitana, sia dall’emissione di bond sul mercato finanziario irlandese per 70 milioni. Una serie di trovate che hanno avuto tra le conseguenze un aumento stratosferico delle tariffe, che tra il 2011 e il 2019 sono aumentate del 100%, passando da 1 euro a 2 euro per biglietto.
Una degenerazione che si sarebbe potuta evitare ripubblicizzando ATM e trasformandola in un’Azienda Speciale affidandole la gestione dei trasporti attraverso la formula “In House”. Il sindaco-manager e la sua maggioranza, però, non gradiscono l’idea di gestione pubblica e hanno preferito puntare sull’ennesimo rilancio delle politiche liberiste che tanto piacciono a Sala, avviando il progetto Milano Next.
Un “consorzio temporaneo di imprese” che di temporaneo avrebbe ben poco, visto che si sarebbe candidato a gestire il Tpl nel bacino d’ambito per 15 anni, gestendo sia il servizio, sia le infrastrutture attraverso il solito strumento del project financing. La cordata sarebbe composta da ATM; A2A (multiutility quotata in borsa partecipata dal comune di Milano); Hitachi Rail STS Spa (anch’essa quotata in borsa); Commscon Italia Srl e IGPDecaux. A completare il “consorzio” c’è Busitalia, società controllata da Ferrovie dello Stato (ma il 49% è della privata Autoguidovie) che come biglietto da visita porta un amministratore delegato indagato dalla Procura di Parma (insieme ad altre 11 persone) per corruzione e turbativa di gara.
Milano Next ha presentato la sua offerta per la gara e, in un silenzio surreale da parte delle istituzioni, sembrava tranquillamente avviata alla vittoria. Il colpo di scena firmato Regione Lombardia, però, potrebbe cambiare tutto e cambiare (se possibile) in peggio. Magari prevedendo l’ingresso nel carrozzone privato di Trenord, la Srl controllata dalla stessa Regione e da Trenitalia (sempre Ferrovie dello Stato) che oltre a vantare il record di dirigenti rinviati a giudizio per corruzione ha nel suo curriculum vicende come l’incidente di Pioltello (3 morti e 46 feriti causati, secondo la procura, da scarsa manutenzione della linea da parte di RFI) e una qualità del servizio disastrosa, con ritardi e soppressioni nonostante nel 2017 (ultimo dato disponibile) l’azienda abbia registrato un utile di 10 milioni di euro. Ma la regione potrebbe anche decidere di favorire qualche altra impresa come la francese Rapt, che ha da tempo espresso “interesse” per la gestione del trasporto a Milano.
Ora la giunta di Giuseppe Sala, e in particolare l’assessore ai trasporti Granelli, urla al complotto e allo “scippo” di un servizio pubblico ai danni di Milano. In realtà siamo di fronte al classico pacco e contropacco, in cui i turbo-liberarizzatori di Palazzo Marino rischiano semplicemente di fare la figura dei fessi. A fare le spese dell’ennesima privatizzazione, comunque vada, saranno i cittadini e le cittadine milanesi.
Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 42 di Novembre – Dicembre 2019. “Il Sol dell’avvenire e l’avvenire del Sole“