L’importanza anche per l’Europa dell’appello di Abdullah Öcalan

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Peace for Afrin @ Berlin di Montecruz Foto (CC-BY-SA 2.0)

di Antonio Lupo (Rete Kurdistan Liguria)

Nel marzo 2015 partecipammo a un viaggio in Turchia, organizzato dall’Ufficio di informazione del Kurdistan in Italia (Uiki,). Fu un’esperienza entusiasmante. Anche perché apprendemmo una narrazione poco nota della storia della civiltà umana, quella delle prime realtà stanziali di 10mila anni fa in Mesopotamia. Area nella quale si adorava la Dea Madre e, nei piccoli villaggi, vigeva il matriarcato, sconfitto nei millenni successivi dal patriarcato. Patriarcato che iniziò a fare le guerre, anche per catturare schiavi come forza lavoro gratuita.

Arrivammo fino al confine turco, a pochi chilometri da Kobane, da pochi giorni liberata dai terroristi dell’Isis dalla lotta delle donne.

Il 21 marzo eravamo a Dyiarbakir (Amed), capoluogo del Kurdistan turco, il giorno del Newroz, il Capodanno del popolo curdo. Una bellissima festa con un milione di persone nelle strade e nelle piazze; come è avvenuto anche quest’anno, nonostante le forze di sicurezza abbiano impedito a molti di entrare in piazza Newroz, anche a causa del loro abbigliamento tradizionale, e abbiano arrestato un gran numero di persone.

Nel comunicato del 21 marzo 2025 il Partito democratico dei popoli (Dem), filocurdo scrive: «Attraverso i loro canti, il popolo ha affermato ancora una volta il proprio sostegno all’appello di Abdullah Öcalan del 25 febbraio 2025. […] Anche il leader del Partito popolare repubblicano (Chp) Özgür Özel e nuovo capo dell’opposizione in Turchia, e i leader iracheni del Unione patriottica del Kurdistan (Puk), Bafel Talabani, e del Partito Democratico del Kurdistan (Kdp), Masoud Barzani, hanno inviato messaggi per Newroz […]».

«Nel suo discorso, il nostro co-presidente Tuncer Bakırhan ha affermato: “L’appello di Öcalan del 27 febbraio immagina una Turchia dove nessun popolo si distingue e tutti sono uguali e liberi. Abbiamo teso la mano a coloro che cercano la pace e offerto la nostra spalla a coloro che hanno bisogno di sostegno, e continueremo a farlo […]. […] Non cerchiamo una soluzione altrove; la troviamo nel passato condiviso di turchi e curdi e nella nostra determinazione a costruire un futuro comune […]. […] Guardate le centinaia di migliaia di persone riunite nella piazza Newroz di Amed: chiedono la pace, uguaglianza e una società democratica. Tutti dovrebbero ascoltare il messaggio delle piazze del Newroz: sono un invito all’accordo di pace del secolo».

La situazione in Medio Oriente è assai difficile, anche per la violenza in questa regione di due imperialismi fondamentalisti: quello del neo ottomano Recep Tayyip Erdoğan e quello del governo sionista di Israele, che invadono e bombardano quotidianamente anche parti della Siria. I militari di Erdoğan, insieme ai loro compari terroristi jihadisti, continuano ad assalire e bombardare il Rojava, la regione autonoma del Nord-est della Siria, dove si è realizzato, in parte, il Confederalismo democratico, il nuovo paradigma elaborato da Abdullah Öcalan.

Il Confederalismo democratico è la novità più radicale di questo millennio, in cui l’umanità si avvicina sempre più a un baratro, persistendo nel continuare e fare nuove guerre fra umani, in cui nessuno vince, e insieme a fare guerra spietata alla natura, una guerra che non può che perdere.

Il giovane marxista Öcalan fondò nel 1977 il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che lottava per l’autonomia del Kurdistan. Partito che nel 1984, in seguito alla condanna a morte di 90 militanti da parte del governo turco, iniziò una campagna di conflitto armato.

In carcere dal 1999 nell’isoletta di İmralı, Öcalan iniziò una riflessione politica, anche con la lettura di testi di intellettuali non marxisti, come Murray Bookchin, comunalista, municipalista libertario ed ecologista sociale, e ha considerato conclusa la lotta per ottenere uno Stato curdo, proclamando il Confederalismo democratico come il paradigma politico valido per tutti popoli del Medio Oriente, cioè il progetto culturale e organizzativo di una nazione democratica definito come “amministrazione politica non-statuale”, dove il potere decisionale di fondo resta nelle istituzioni di base a livello locale.

Il Confederalismo democratico è fondato sulla modernità democratica, contrapposta alla modernità capitalista (praticata anche dagli Stati Brics) e sulla democrazia partecipativa dal basso; l’ecologia e il femminismo sono i suoi pilastri centrali (v. Abdullah Öcalan, Confederalismo democratico (Tabor, 2019).

Nel libro c’è un capitolo importante, “Confederalismo democratico e autodifesa”, in cui si legge: « […]Lo Stato-nazione è un’entità strutturata in modo militare. Gli Stati-nazione sono il prodotto di ogni sorta di guerra interna ed esterna […] si costruiscono sulla militarizzazione dell’intera società. La leadership civile dello Stato è solo un accessorio dell’apparato militare. Questa militarizzazione può essere respinta solo con l’aiuto dell’autodifesa. […] L’autodifesa di una società non è limitata alla sola dimensione militare. Presuppone anche la conservazione della propria identità, della propria consapevolezza politica e un processo di democratizzazione. In questo contesto il confederalismo democratico può essere chiamato un nuovo sistema di autodifesa della società».

Nonostante questo cambiamento di paradigma politico del popolo curdo, solo da pochi mesi abbiamo visto novità importanti.

Nella prima a metà dell’ottobre 2024, quando alcuni parlamentari del Partito del movimento nazionalista (MHP), il partito di estrema destra turco (quello dei Lupi Grigi!), che governa con Recep Tayyip Erdoğan, si sono avvicinati a parlamentari del gruppo filocurdo Dem, e hanno stretto loro la mano!

Il 22 ottobre 2024 Devlet Bahceli, presidente dell’MHP, invitava Öcalan a dichiarare la fine della lotta armata e lo scioglimento del Pkk.

Il 23 ottobre 2024 il governo turco, dopo un isolamento assoluto di Öcalan per oltre due anni, ha permesso un suo incontro nel carcere di Imrali con Omer Öcalan, deputato Dem e suo nipote.

Pur continuando violenze, arresti e dimissioni forzate di sindaci curdi in Turchia, oltre a bombardamenti turchi in Rojava, ci sono stati altri due incontri con deputati Dem, fino all’appello di Öcalan (25 febbraio 2025), in cui dichiarava: «Non c’è alternativa alla democrazia, il consenso democratico è la via fondamentale. L’appello lanciato da Devlet Bahçeli, insieme alla volontà espressa da Erdoğan e alle risposte positive degli altri partiti politici mi ha portato ad assumermi la responsabilità storica di lanciare un appello a deporre le armi. Convocate il vostro congresso e prendete una decisione; tutti i gruppi devono deporre le armi e il Pkk deve sciogliersi».

Meraviglioso, poi, l’appello di Öcalan per l’8 marzo: «Il socialismo può essere raggiunto solo attraverso la libertà delle donne […] senza la libertà delle donne non si può essere socialisti. […] Senza democrazia non c’è socialismo».

Berlin against ISIS” di Montecruz Foto (CC BY-SA 2.0)

La mobilitazione di milioni di turchi, dopo l’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu (Chp), sta facendo precipitare la situazione in Turchia, anche per la grave crisi economica, con un’inflazione del 40%, un debito estero di 458 miliardi dollari (2022) e un’alta disoccupazione giovanile al 15%.

Erdoğan pensa a elezioni presidenziali anticipate rispetto al 2028, per eludere l’impossibilità costituzionale a candidarsi dopo due mandati.

Molto interessante la dichiarazione del leader del Chp, Özgür Özel, sull’importanza di una campagna di boicottaggio delle aziende direttamente collegate al governo e alla famiglia di Recep Tayyip Erdoğan (come la Baykar, che ha comprato la Piaggio Aereospace di Albenga e Genova!).

Il modello del Confederalismo democratico deve avanzare sempre più, anche in questa Europa disastrata, che vuole militarizzarsi. E anche in Italia, dove il centralismo della modernità capitalista ha rovinato negli ultimi decenni i Comuni e la partecipazione dei cittadini alla realtà politica economica.

Riprendiamoci i Comuni, formiamoci e formiamo sul Confederalismo democratico, ma pratichiamo anche il boicottaggio, un’arma fondamentale non violenta, per combattere il finanziamento dei governi delle industrie militari, (compreso Leonardo), che vivono solo per fare continue e nuove guerre.

Per aiutare i palestinesi a Gaza e in Giordania, in farmacia pretendiamo prodotti generici non della israeliana Teva, i più diffusi, e non compriamo nei supermercati Carrefour, che forniscono cibo all’esercito israeliano.

Per aiutare la lotta dei curdi e dei turchi anti Erdoğan boicottiamo la Nutella, che compra e utilizza nocciole turche e boicottiamo il turismo in Turchia, una delle realtà economiche più importanti di quel Paese.

Sono solo alcuni esempi, ma in molti altri paesi il boicottaggio ha avuto e ha risultati impressionanti!

 

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 54 di Aprile- Maggio 2025: “L’Europa che non c’è

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