Documento del Tavolo Migrazioni della Società della Cura

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Pubblichiamo sul Granello di Sabbia la versione integrale del documento di sintesi che costituisce il capitolo sulle migrazioni del Recovery PlanET, documento programmatico della convergenza di movimenti per la Società della Cura

di Società della Cura 

Il tema delle politiche migratorie è completamente assente nell’attuale stesura del PNRR italiano.

Un’assenza ancora più indegna, nel momento in cui il piano europeo di finanziamento evoca quella “prossima generazione” così ricca anche in Italia di persone migranti o figlie di coppie miste.

Il rispetto dei diritti dei futuri cittadini nelle attuali politiche nazionali va garantito nelle fasi di:

  1. partenza: la situazione dei Paesi di provenienza;
  2. spostamento fino al paese di approdo;
  3. permanenza in Italia e stabilizzazione o ulteriore tappa del viaggio;
  4. libero rientro nel Paese di origine.

Il documento si divide in due parti, quella dell’analisi e quella della proposte.

Analisi:

1 – la partenza
  1. nessun essere umano è irregolare;
  2. il diritto a decidere dove vivere la propria vita dovrebbe essere alla base di tutto;
  3. il diritto al ritorno libero ne è complementare, data l’attuale maggiore circolarità dei movimenti umani, che possono costituire anche una risorsa per far circolare la conversione ecologica;
  4. ogni migrazione, nel mondo delle diseguaglianze, è in qualche modo forzata;
  5. è importante una politica di disarmo e il rilancio del ruolo della cooperazione e delle reti di solidarietà internazionale che lavora dal basso con le comunità e i movimenti locali;
  6. più recentemente, la crisi ecologica ha acuito gli squilibri, per cui già oggi gran parte delle persone migrano per motivi ambientali;
2 – lo spostamento
  1. oltre l’80% dei profughi ambientali e/o climatici si sposta o in altre zone del proprio Paese di cittadinanza (sfollati) o comunque all’interno di Paesi del c.d. Sud del mondo;
  2. tale fenomeno dipende da svariati fattori, tra cui l’edificazione di una vera e propria “Fortezza Europa”: politica, normativa e militare (Agenzia europea Frontex, forze armate dei “confini esterni” della UE come la Croazia, coinvolgimento delle forze militari USA e NATO);
  3. tale “proibizionismo migratorio” affida di fatto alla criminalità ogni rotta verso l’Europa e, in generale, l’Occidente, provocando la presenza di veri e propri “ostaggi” nei paesi di transito;
  4. sono stati stipulati degli accordi di esternalizzazione delle frontiere, che si spostano sempre più a Sud e a cui contribuiscono anche iniziative militari in Paesi di partenza e/o di transito, come avviene nel caso della presenza italiana in Niger. Gli accordi con la Libia (con la vergogna dei lager finanziati dall’Italia), la Turchia, la Bosnia, sono privi di legittimità giuridica, in quanto non convalidati dai Parlamenti, e comunque contrari ai Trattati internazionali;
  5. in questo momento soltanto i “corridoi umanitari” per le persone in fuga da guerre paiono essere l’unica formula per garantire l’evacuazione sicura dei profughi verso Occidente, ma è strumento ancora minoritario nelle politiche continentali;
  6. in Italia tali accordi sono stati stipulati e aggiornati, nonché finanziati, con ogni schieramento;
  7. la diseguaglianza nell’accesso ai vaccini su scala globale è un ulteriore fattore di discriminazione;
  8. per questo motivo la concessione immediata di un permesso di soggiorno italiano (o, auspicabilmente, europeo) a ogni persona approdata nel nostro Paese, al fine di consentirne l’accesso ai diritti in termini di parità, dovrebbe essere una prospettiva verso cui tendere, in un’ottica di welfare universale;
3 – la permanenza in Italia e/o la prosecuzione del viaggio
  1. il migrante che riesce, nonostante gli ostacoli, ad arrivare in Italia, viene accolto da un clima di diffidenza a causa di una presunta “emergenza immigrazione” costruita ad hoc soprattutto negli anni di maggiore afflusso, ma persistente nonostante la drastica diminuzione del numero di arrivi (34mila nel 2020), dovuta alle barriere che i governi italiano ed europei hanno imposto e finanziato contro i migranti nei Paesi di transito e i respingimenti nel Mediterraneo e alle frontiere terrestri;
  2. oggi un migrante non può arrivare legalmente nel nostro Paese, se non tra i pochi lavoratori stagionali, a causa della permanenza in vigore della Legge “Bossi-Fini” del 2002 mai modificata dai governi successivi, che lega il permesso di soggiorno al contratto di lavoro;
  3. gli ostacoli istituzionalmente posti all’arrivo legale di lavoratori stranieri non comunitari immettono automaticamente costoro in un circuito irregolare, per cui si arriva irregolarmente e si viene forzatamente inseriti nel circuito dell’invisibilità permanente o della richiesta d’asilo, che a sua volta causa, quanto la perdita del lavoro, la “clandestinizzazione” di decine di migliaia di persone a causa della loro mancata rispondenza ai criteri per il riconoscimento della protezione internazionale; la segregazione negli hotspot e perfino nelle “navi-quarantena” anticipano il vergognoso circuito detentivo dei CPR;
  4. perciò è assolutamente necessario garantire l’inserimento lavorativo di chi, nonostante tutto, arriva in Italia, lavorando a un aumento della quantità e qualità dell’insegnamento della lingua italiana sin dalle strutture di accoglienza e poi nei servizi CPIA (Centro Provinciale d’Istruzione per Adulti);
  5. a questo scopo si potrebbe anche cambiare radicalmente la modalità di funzionamento dell’attuale sistema di accoglienza, massacrato dai “decreti sicurezza”, la cui impalcatura è ancora in vigore: sia coinvolgendo le Regioni, che hanno competenze in tema di formazione lavoro, sia favorendo l’assunzione regolare di manodopera straniera e l’accesso agli strumenti di welfare di cui godono i cittadini italiani, compreso il reddito di cittadinanza. Quest’ultimo, pur nella sua insufficienza, ha contribuito a disinnescare una parte della “guerra tra poveri”, quella sull’accesso alle risorse economiche;
  6. non altrettanto è avvenuto, invece, sul fronte abitativo, tuttora all’origine di forti tensioni, destinate ad acuirsi con la crisi post-pandemia, per cui vanno resi più forti i diritti di tutti sul fronte dell’abitare, rafforzando il patrimonio edilizio popolare, ormai assai ridotto in Italia;
  7. si deve, inoltre, intraprendere un lavoro importante sul piano culturale, per disinnescare anche una diffusa sfiducia dei migranti nelle effettive capacità di integrazione del Paese.
4- il libero ritorno nel Paese di origine

Su scala continentale, per la valorizzazione della circolarità migratoria, alcune delle attività di libero ritorno potrebbero incentivare i migranti professionalizzati in lavori inerenti il ripristino ambientale, per implementare i piani di carattere globale contro la desertificazione di aree ad alta emigrazione.

Proposte:

Premesse:
  1. l’obiettivo di medio periodo è che le condizioni di esigibilità dei diritti garantiti dalle Convenzioni internazionali e dalla Costituzione italiana dovrebbero vigere in ogni Paese del mondo. Solo così si potrà ipotizzare un “diritto di cittadinanza universale”;
  2. in attesa di perseguire tale obiettivo, alcune misure possono essere previste dalle politiche italiane ed europee, anche da attuare con i fondi Next Generation UE e con fondi europei riorientati da voci attualmente dedicate alla repressione dei migranti.
1 – la partenza

Ê necessario:

a. intervenire sull’impianto legislativo e sugli stanziamenti di risorse conseguenti, a livello nazionale ed europeo, per de-criminalizzare la migrazione dai Sud del mondo. Solo un atteggiamento “antiproibizionista” riconosce la parità del diritto allo spostamento di ogni soggetto su scala globale;

b.1 recepire ed attuare, in ogni Paese UE, la Convezione internazionale sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie e prevedere un visto di ingresso per lavoro su chiamata nominativa e per ricerca lavoro;

b.2. prevedere il rilascio di un visto di ingresso in UE nei Paesi di origine o transito interessati da gravi violazioni dei diritti umani o da conflitti armati e modificare il Regolamento di Dublino alla luce del diritto europeo d’asilo;

b.3. lavorare ad un piano di reinsediamento efficace per permettere il completamento del percorso migratorio per chi si trovi a vario titolo bloccato nei Paesi di transito;

b.4. sospendere, con effetto immediato, la validità di qualunque accordo che dichiari “Paese terzo sicuro” uno Stato che violi i diritti umani fondamentali e le conseguenti forme di collaborazione con lo stesso;

c. sostanziare il diritto al ritorno libero attraverso l’adozione di politiche europee di valorizzazione della migrazione circolare (vedi punto 4);

d. riconoscere l’aspetto forzato della gran parte degli spostamenti Sud-Nord in termini di facilitazione e lunga durata del permesso di soggiorno europeo, da istituire;

e. [in tema di pace e disarmo, integriamo i contenuti con il tavolo SdC dedicato];

f. rilanciare il ruolo della cooperazione internazionale soprattutto in forma decentrata (vedi punto 4), anche a livello continentale;

g. dare immediatamente pieno riconoscimento giuridico, su scala continentale, alle migrazioni forzate dovute a motivi ambientali e climatici;

2 – lo spostamento

È necessario:

a. adoperarsi a livello UE per la ratifica e/o l’implementazione di trattati internazionali (i.e., il Global Migration Compact) affinché i diritti degli sfollati interni e dei rifugiati, oltre che dei migranti per lavori e dei loro familiari, vengano il più possibile equiparati agli standard più avanzati previsti a livello internazionale;

b. in armonia con le politiche “antiproibizioniste” da adottare su scala almeno continentale (vedi punto 1.a), agire alla smobilitazione della “Fortezza Europa” ai suoi diversi livelli:

b.1. politico.

    • Istituendo un “ministero europeo per la cooperazione internazionale”, che dia finalmente forma alla politica estera dell’UE;

b.2. normativo.

    • Ritornardo all’idea, abbandonata da oltre un decennio, dell’armonizzazione su scala europea delle normative dei Paesi membri su “standard minimi” di diritto stabiliti al rialzo;

b.3. militare.

    • Ridefinendo radicalmente gli obiettivi dell’Agenzia europea Frontex, strumento operativo delle politiche di partenariato e cooperazione internazionale dell’Unione.
    • Promuovendo corridoi umanitari su scala continentale sufficienti al reinsediamento dei soggetti bloccati a vario titolo nei Paesi di transito.
    • Promuovendo una missione europea di salvataggio in mare e in terra di chi si trovi in difficoltà nel suo spostamento e proibendo l’utilizzo di forze armate dei Paesi membri o firmatari di accordi a scopi repressivi verso persone in viaggio;

c. lottare efficacemente contro i multitrafficanti (esseri umani, ma anche armi, rifiuti, petrolio), rifiutando ogni forma di interlocuzione, economica inclusa;

d. dichiarare immediatamente nulli gli accordi (di dubbia legittimità giuridica, qualora “stipulati”) con la Libia (con la vergogna dei lager finanziati dall’Italia), la Turchia, la Bosnia e altri Paesi terzi, finalizzati alla “esternalizzazione delle frontiere”;

e. promuovere corridoi umanitari (vedi punto 2.b.3.) su scala continentale;

f. prevedere per legge il divieto di stipula di nuovi accordi simili e, invece, abrogare ogni normativa attualmente in vigore che preveda pene per “reati di solidarietà”, siano essi commessi da Organizzazioni (governative e non) sia da singoli individui;

g. in fase di pandemia, prevenire il contagio tra persone sia promuovendo politiche di accesso gratuito e generalizzato al vaccino in ogni Paese, sia superando la modalità di accesso all’Europa con la vergogna delle cosiddette “navi quarantena”, prevedendo uguale trattamento rispetto ai cittadini per ogni aspetto di tutela dal contagio.

Sullo specifico momento dell’approdo, inoltre:

  • smilitarizzare le procedure di sbarco;
  • garantire accesso alla procedura d’asilo;
  • limitare nel tempo la presenza nei centri di primo soccorso, con personale non militare;
  • attrezzare sin da questa fase percorsi ad hoc per le donne e i minori, accompagnati e non, individuando da subito eventuali vittime di tratta e sfruttamento;
  • garantire a ogni soggetto classificato come indigente il diritto all’accoglienza previsto dalla normativa europea all’interno del sistema nazionale.
3 – la permanenza in Italia e/o la prosecuzione del viaggio
  1. prevenire l’instaurazione di un clima di diffidenza:
    • sia in forma generalizzata, agendo a livello scolastico e più ampiamente culturale, nonché prevedendo rigorose norme deontologiche per i lavoratori dei media che trattino l’argomento;
    • sia a livello delle comunità locali, dove la presenza obbligatoria (e proporzionale alla popolazione residente) del sistema unico di accoglienza (SAI) per richiedenti e titolari di protezione, in capo all’ente locale, debba prevedere azioni di sensibilizzazione della popolazione locale;
  2. prevedere, per i migranti in ingresso per motivi di lavoro, garanzia di alloggio anche attraverso forme di sponsorship, individuale o comunitaria;
  3. potenziare gli strumenti della fase di “integrazione” del SAI (conoscenze linguistiche e interculturali, accesso ai servizi, reddito, alloggio, inserimento nelle reti e nel welfare comunitari);
  4. rendere effettiva una presenza regolare sul territorio per un periodo congruo alla maturazione della propria scelta di percorso migratorio, in cui il SAI garantisca tutti i servizi di “accoglienza integrata” che possano permettere a chi viene temporaneamente accompagnato all’inserimento sociale di poterlo fare con i necessari strumenti, prevedendo all’occorrenza anche formule economiche per la questa fase (“reddito di integrazione”, o semplicemente “di cittadinanza”, seppur riformulato);
  5. rafforzare il patrimonio edilizio popolare, per prevenire il conflitto sociale legato all’accesso alla risorsa alloggiativa;
  6. prevedere forme di interazione dei servizi locali di accoglienza, al fine di garantire un armonico inserimento sociale per ogni nuovo arrivato nelle comunità territoriali, da coinvolgere in forme di partecipazione diretta alla vita multiculturale della comunità, con specifici strumenti per le persone straniere (accoglienze comunitarie o familiari, in casi specifici, all’interno o in uscita dal Sai), al fine anche di prevenire comportamenti discriminatori, sotto l’egida di un’autorità nazionale indipendente.

Al fine di prevenire la “irregolarizzazione” di soggetti regolarmente presenti sul territorio, si deve inoltre:

  • sganciare il rinnovo dei permessi di soggiorno dalla durata del contratto di lavoro;
  • prevedere forme di regolarizzazione permanente, con particolare riferimento ai soggetti che siano vittime di tratta e/o sfruttamento lavorativo;
  • accelerare, per chi se ne voglia avvalere, i tempi di acquisizione della cittadinanza italiana, e quindi europea, che renda ulteriormente semplici gli spostamenti interni alla UE, già resa più snella dall’istituzione del permesso di soggiorno europeo;
  • dotare di accesso alla cittadinanza italiana ogni minore presente sul territorio nazionale;
  • trasferire dalle Questure ai Municipi gli uffici che si occupano della documentazione legata al permesso di soggiorno.

In caso di irregolarizzazione, nonostante quanto previsto, si devono evitare formule di arbitraria detenzione amministrativa su scala sia nazionale (CPR) sia europea.

4- il libero ritorno nel Paese di origine

In Italia, l’azione collegata al rientro potrebbe collegarsi al rilancio della cooperazione decentrata degli enti locali, in rapporto tra pari con gli enti locali del Sud del mondo, secondo questi criteri:

  • sviluppare piani di intervento condivisi tra le amministrazioni, individuate in modo partecipato;
  • rispondere al parametro della sostenibilità nel tempo e autonoma prosecuzione delle attività;
  • prevedere ricadute sul territorio locale, con crescita culturale della sua comunità.

In conclusione, si ritengano queste come linee politiche di un intervento che il Tavolo Migrazioni della Società della Cura, decidendo di proseguire il proprio lavoro oltre la stesura del presente documento, intende darsi, definendo due linee di intervento:

  • le campagne di presenza nei territori. Si citano, a livello esemplificativo, per l’Italia quella contro i CPR o le “navi quarantena”, in Europa la istruenda ICE sul ruolo dell’agenzia Frontex;
  • la scrittura di una proposta di testo unico sull’immigrazione, sulla falsariga dell’esperienza (e del testo, aggiornabile) di “Ero straniero”, anche in collaborazione con associazioni militanti di giuristi (ASGI, etc.).

 

Foto: Murales al molo Favaloro di Lampedusa realizzato durante il campo estivo di Amnesty International 2013 . La dedica dei partecipanti: “Ai sorrisi di chi arriva e di chi accoglie“.  Fonte: Vie di Fuga. Osservatorio permanente sui rifugiati.

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 50 di Giugno-Luglio 2022: “Guerra e migranti, guerra ai migranti

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