5 marzo: in piazza contro la guerra e per un’altra società

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La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente egualmente.

Bertolt Brecht

Come se non bastassero la crisi eco-climatica prossima al punto di non ritorno, la crisi economico-sociale che ha amplificato drammaticamente le diseguaglianze fra le persone, la crisi sanitaria che ha stravolto vite e relazioni sociali, è tornata la guerra a scandire la nostra quotidianità.

Una guerra tremenda, come tutte le guerre che attraversano il pianeta, questa volta scatenata dal governo Putin e dall’esercito russo con l’invasione dell’Ucraina. Una guerra che, nell’arco di una settimana, ha già provocato migliaia di morti, terrore e devastazione, mentre un milione di persone stanno disperatamente fuggendo dal proprio Paese.

Condanniamo senza se e senza ma l’aggressione all’Ucraina e chiediamo l’immediato ‘cessate il fuoco” e il ritiro dell’esercito russo dentro i propri confini.

Esprimiamo solidarietà al popolo ucraino per il quale chiediamo protezione, assistenza e diritti, senza distinzione di lingua e cultura.

Esprimiamo solidarietà al popolo russo che non vuole una guerra di cui pagherà le conseguenze, sia in termini di peggioramento delle proprie condizioni di vita, sia in termini di ulteriori restrizioni di diritti e libertà.

Siamo a fianco delle pacifiste e dei pacifisti russi che quotidianamente, e nonostante migliaia di arresti, manifestano contro la guerra e contro il governo Putin che l’ha voluta.

Questa guerra va fermata subito, mettendo in campo la politica, la diplomazia, la solidarietà e la cooperazione internazionale.

Siamo contro la decisione dell’Unione Europea e del governo italiano di inviare armi all’Ucraina. Servono ponti e solidarietà fra i popoli e si costruiscono con diritti e democrazia, non con missili terra-aria e mitragliatrici. Nessuna guerra è mai stata fermata dal riarmo e occhio per occhio serve solo a rendere il mondo cieco.

Siamo per la neutralità attiva e per il disarmo nucleare dall’Atlantico agli Urali.

Siamo per una sicurezza condivisa che richiede una radicale ridiscussione del senso e della necessità delle alleanze militari esistenti.

Siamo per lo scioglimento della Nato, le cui mire espansionistiche di questi decenni hanno contribuito a creare nell’est europeo le condizioni per l’attuale precipitazione.

La guerra non è un incidente di percorso, è una conseguenza di un modello economico e sociale basato sul patriarcato, sullo sfruttamento delle persone, sulla mercificazione della natura e della vita.

É tempo di disertare la cultura della guerra, che ci vuole arruolare per poterci silenziare, per abituarci a vivere nel pensiero unico del mercato e del dominio, per farci considerare normale che esistano vite degne e vite da scarto.

É tempo di dire a gran voce che un modello sociale capace solo di generare crisi eco-climatica, diseguaglianza sociale, pandemia e guerra va dichiarato insostenibile e radicalmente trasformato per garantire vita, dignità e futuro agli abitanti del pianeta.

É tempo di cura, non di profitti e di guerra.

ATTAC ITALIA


 

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