di Vittorio Lovera
Se alzi lo sguardo dal sempre più confuso e precario quotidiano che ti circonda, non ti raccapezzi proprio più, nonostante l’instancabile capacità di adattamento che tu – come noi, come tanti, come quasi tutti – metti quotidianamente in campo, dalla mattina alla sera, tutti i santi giorni.Nello scrutare l’orizzonte claustrofobico ripenso ai dialoghi tra Marco Polo e l’imperatore dei Tartari, Kublai Khan, nell’imprescindibile “Le città invisibili” di Calvino. Fino alla sua sconquassante conclusione: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che iabitiamo tuti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazi.”
Una descrizione perfetta della condizione dell’uomo moderno, concepita con quarant’anni anni di anticipo. A noi tutti è concessa un’apparente infinita libertà di movimento nel nostro inferno quotidiano ma non siamo in grado di stabilire un ordine condiviso e un percorso collettivo per uscire dal caos nel quale siamo sommersi, invischiati.
L’inferno dove siamo imprigionati è figlio di oltre quarant’anni di narrazione liberista, una narrazione che inizialmente si accontentava, suadente e intrigante, di orientare l’opinione pubblica…“sereni, il mercato è in grado di auto-regolare tutto” poi, con l’avanzare di una crisi economica sistemica e inarrestabile, si è trasformata in aggressivamente assertiva: le politiche di austerità – forgiatrici e moltiplicatrici delle sempre più marcate diseguaglianze – sono ineludibili e indiscutibili. Non è necessario che le condividiate, è sufficiente che le rispettiate.
Qualunque tipo di percorso di cambiamento necessita oggi di una prassi fondativa, della diffusione di una contro-narrazione semplice, puntuale, incisiva, che sappia riposizionare correttamente cause ed effetti di questa crisi sistemica che sta sgretolando velocemente secoli di conquiste e di diritti e sta minando alle radici la stessa democrazia. L’annullamento del debito illegittimo e le pratiche di economie alternative sono le assolute priorità di questa nuova e imprescindibile narrazione.
Il mondo attacchino, il fenotipo attacchino, appartiene alla seconda prospettiva tratteggiata da Calvino per “modificare” le condizioni dello stare nell’inferno: “…esige attenzione e approfondimento continui”, ed è la consacrazione del come solo una continua “autoformazione orientata all’azione” possa permettere di trovare le coordinate per orientarsi nel caos e costruire percorsi certi e collettivi che consentano di uscire dalla disperazione in cui siamo precipitati.
Annullamento del Debito, mutualismo solidale e economie trasformative sono il nodo focale di una nuova contro-narrazione, comunitaria e generativa: “apprendere, diffondere e praticare” il metodo collettivo da re-instaurare e diffondere.
Attac Italia prosegue instancabile le campagne – a partire da Riprendiamoci il Comune – per creare i presupposti di un nuovo movimento popolare -radicale partecipato ampio ed inclusivo – proprio a partire da questi due temi, debito e nuove forme di economia mutualistica, imprescindibili per una reale trasformazione del modello liberista.
Sul primo versante, si deve prendere positivamente atto che – grazie ad Attac, a tutte le realtà che hanno aderito a CADTM Italia, ai comitati locali di auditoria del debito – il dibattito sul superamento del tabù dell’annullamento dei debiti illegittimi è finalmente approdato sui quotidiani nazionali. Prima con un’interessantissima inchiesta redatta da Avvenire (quotidiano cattolico della Conferenza Episcopale) che ha spinto persino “La Repubblica” ad affrontare l’argomento. Passaggio non da poco per visibilità e per la più ampia diffusione della nostra contro-narrazione.
Da sottolineare il percorso pubblico e partecipato in atto a Napoli, grazie anche alle sinergie tra i movimenti (Attac Napoli, Massa Critica), PalP e la giunta De Magistris, dopo la discutibilissima e pilotata sentenza della Corte dei Conti che precipita la città partenopea verso il dissesto finanziario.
Prima una partecipata iniziativa a Roma davanti al Parlamento, a seguire le riuscitissime Assemblee Pubbliche “Napoli non si vende”, in piazza San Domenico Maggiore la prima, all’Asilo Filangeri la seconda, ed infine la grande manifestazione contro il “debito ingiusto” del 14 Aprile in Piazza Municipio, con oltre 3000 attivissimi partecipanti.
Sempre a Napoli, nel prossimo ottobre, CADTM Italia e la rete dei Comitati locali per l’auditoria del Debito, organizzeranno un incontro nazionale per proseguire un confronto unitario che sta generando la nascita di sempre nuovi comitati e per condividere la valutazione dei primi interessanti dati emersi dalle indagini locali, anche alla luce dei possibili effetti della sentenza della Commissione Europea (datata 4.12.2013 ma pubblicata solo 3 anni dopo!) che su mutui e derivati contratti dagli Enti nel periodo 2005-2008, prevede la possibilità di nullità con conseguente recupero degli interessi. Un’opportunità incredibile questa per dare visibilità al nostro percorso, per convincere gli Enti Locali della sostenibilità giuridica delle nostre tesi, per dimostrare ai cittadini che questa lotta li tocca direttamente e riguarda un sacco di denaro pubblico.
Da ultimo, non meno fondamentale, proseguono i lavori di raccolta materiali per attivare le 7 Commissioni di lavoro che Cadtm Italia ha predisposto per lanciare la Commissione Nazionale di verità sul debito pubblico italiano.
L’altro versante di impegno, e di contro narrazione, riguarda le esperienze delle Altre Economie
Il Granello di Sabbia ne ha trattato spessissimo: ha approfondito, raccontato e diffuso l’esempio di tutte quelle esperienze che hanno saputo superare le attuali regole di mercato e che attraverso pratiche di mutualismo sociale e solidale dimostrano che un’altra visione/percezione dei beni comuni, degli spazi pubblici, delle fabbriche recuperate è praticabile e sostenibile.
Un’economia trasformativa – fuori dal mercato – nella concreta realizzazione di ogni esperienza e attività, indica una strategia di transizione sistemica, per promuovere forme e strutture di sviluppo locale, alternative alla struttura economica dominante e ben diverse da essa.
Questa prospettiva si può realizzare attraverso la creazione o il potenziamento di reti o distretti che mettono in sinergia attività, imprese e iniziative di economia sociale, solidale, mutualistica, collaborativa, circolare, di transizione, che operano in ambito socioeconomico, e che risultano essenziali per soddisfare le necessità della vita quotidiana e che ormai profilano forme complesse e strutturate di convivenza sociale.
La prossima università di Attac Italia, 12-13 Maggio “Fuori dal Mercato, un’altra economia possibile” si svolgerà a Castellaneta Marina (Taranto). La scelta logistica segnala la volontà di Attac Italia di tornare a praticare pubblicamente la nostra azione anche in aree geografiche dove non ci sono Comitati Locali operativi. Nello specifico della Puglia ciò è risultato possibile grazie alle sinergie con la combattiva comunità contadina (e non solo) che opera nella zona di Palangiano, Castellaneta, Laterza e Ginosa – Tavolo verde Puglia e Basilicata, Associazione Nord Sud, Palangianello Bene Comune – che si è palesato con un lunghissimo presidio permanente (oltre 200 giorni) sul fiume Lato per denunciare le gravi inefficienze del post alluvione del 2003 che ancora genera a quelle comunità tanti disagi, in particolare alle realtà agricole della zona.
A Roma lo scorso 7-8 Aprile, presso il CSOA Scup, abbiamo partecipato alla due giorni su “Mutualismo, pratiche/conflitto/autogestione “ organizzata proprio da Ri-Maflow, Communia, Ed. Alegre e dalla rete FuoriMercato.Oltre 300 persone, rappresentative di aree impegnate – in tutta Italia – nella realizzazione di questi temi, si sono confrontate, stimolate e reciprocamente arricchite, sia “per tenere accesa la brace” che per ricercare “un po’ d’aria fresca”, fuoriuscendo da quella coazione a ripetere tipica delle “sinistre” negli ultimi 10 anni, sempre prese dal pensare un “nuovo soggetto” senza mai aver sedimentato pratiche alternative, reali e sostenibili, che potessero consentire una via d’uscita dall’inferno neoliberista.Con la moltitudine di stimoli emersi dai gruppi di lavoro e dalle plenarie si lavorerà ora collettivamente alla redazione di un “Manifesto dei diritti del mutualismo e dell’autogestione “che sappia diffondere un’alternativa al mercato” superando le scorciatoie dei “mercati alternativi”.
Molto interessante e partecipata anche la due giorni svoltasi a Venezia (14-15 Aprile) “L’altro Uso. Usi Civici e patrimonio pubblico. Dalla vendita alla gestione collettiva partecipata” organizzata dall’Antico Teatro di Anatomia (realtà occupata e sgomberata) e Poveglia per tutti (l’isola venduta dal demanio e riacquistata dai cittadini). Interventi di Attac (Marco Bersani), Ri-Maflow, Decide Roma, Massa Critica, Ex asilo Filangeri, Fattoria senza padroni di Mondeggi, Casa Bettola.
Infine sempre a Roma e sempre in uno storico spazio liberato, le Ex Lavanderie del Santa Maria della Pietà, organizzato da Comune-info.net il 21-22 Aprile si terrà un incontro nazionale delle economie trasformative dal titolo “Storie del possibile. Pratiche e ricerche a confronto.” 5 le aree tematiche di confronto:
- I confini del lavoro e le sue forme di autoorganizzazione;
- Territori: le comunità possibili;
- Sistemi economici locali, finanza, monete per i territori;
- La ricostruzione del valore nella condivisione dei beni comuni;
- La crisi dei corpi intermedi, mutualismo e nuove forme di autoorganizzazione.
Lovera e Bersani sono stati invitati a portare i contributi attacchini “apprendere-diffondere-praticare”, rispettivamente nel 2° e nel 3° gruppo di confronto.
L’elenco delle iniziative che anticipano la nostra Università primaverile, consente a tutte e tutti, di renderci effettivamente conto della dimensione reale del percorso/confronto in atto sulle pratiche di economie trasformative e di mutualismo conflittuale: 3 eventi nazionali nel corso di un mese, tutti partecipatissimi e costruttivi, sono un segnale importante che spesso solo chi di noi è chiamato a partecipare per conto di Attac, riesce a misurare nella loro estensione e portata. Che è molto più ampia di quanto possiamo pensare.
Goffredo Fofi assimilerebbe gli animatori di questo variegato mondo alternativo a coloro che sanno “essere eretici”: gli eretici che si muovono, lottano, elaborano e producono pratiche e strumenti trasformativi dell’attuale inferno liberista, sono molti molti di più di quanto siamo ritenuti a credere.
Apprendere diffondere e praticare diventa quindi l’imperativo categorico del nostro agire attacchino, per dare la giusta enfasi e l’adeguata diffusione alla nostra contro-narrazione, una contro-narrazione che a partire dai territori, dai nostri comitati locali, sappia essere comunitaria e abbia soprattutto la capacità di essere generativa, ovvero sappia trascinare le persone dal dover essere all’essere.
Per dirla kantianamente, “fa quel che devi, avvenga quel che può “: certo se vogliamo uscire collettivamente dalle spire dell’attuale inferno liberista, occorre ricreare nelle pratiche un movimento popolare radicale ed inclusivo – come quello dell’acqua – a partire dalla diffusione di una contro-narrazione che sfati il tabù del debito e ingeneri diffuso interesse ai percorsi di neo-mutualismo e di economie trasformative.
“Mi rivolto dunque siamo” affermava il premio Nobel Albert Camus nel saggio breve “L’uomo in rivolta” (Gallimard, 1951): “ …sì, perché miglioriamo solo se rimaniamo sempre una comunità insorgente”.
Un’unica via per ritrovare la strada: apprendere, diffondere, praticare!
Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 33 di Marzo – Aprile 2018: “Fuori dal mercato“