Appello di Attac Italia per uscire dalla guerra che avanza e costruire un fronte comune per la pace

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Scarica qui il Documento di Attac Italia:  Per uscire dalla guerra che avanza e costruire un fronte comune per la pace

Appello 

“La guerra non restaura diritti, ma redistribuisce poteri” Hannah Arendt

 

In questo momento storico sono in corso evidenti ricomposizioni e ri-conformazioni dell’assetto geopolitico mondiale. Nelle guerre fra grandi e medie potenze che si contendono territori e migliori posizioni nello scacchiere internazionale, sono coinvolti interi popoli, che vengono stritolati, divisi e massacrati. Un caos e un intreccio di conflitti che stanno determinando una lunga era di non-pace, in cui non ci sono “vincitori” riconoscibili a fronte di milioni di vittime.

Come difendere il principio di pace giusta ed equa per tutti in una situazione in cui sul diritto all’autodeterminazione dei popoli prevale la forza e la volontà di vendetta?

Fronte esterno e fronte interno di ogni guerra sono le facce della stessa medaglia, quella dell’oppressione. Guerre, genocidi, devastazione dell’ecosistema sono infatti strettamente connessi alla repressione dei conflitti sociali e di ogni forma di lotta e ai licenziamenti di massa che servono al capitale per “ristrutturarsi”.  Anche il mercato del lavoro è destinato a peggiorare ulteriormente a causa del perdurare del conflitto in Ucraina e delle altre crisi, mentre l’energia proviene sempre più da fonti fossili.

Il piano di riarmo europeo, non finanzia un “Esercito Europeo”, ma acquisti scoordinati di singoli stati europei autorizzandone l’indebitamento.

  • Gli investimenti bellici accresceranno le differenze macroeconomiche tra i paesi membri dell’Unione.
  • il diverso peso militare giocherà un ruolo crescente, nel tempo prevalente, nella formazione delle decisioni dell’Unione (che diventerà una dis-Unione).
  • Anche se non sono poste in contrapposizione diretta, saranno inevitabili drastiche riduzioni della spesa sociale.
  • Ha inoltre rotto il tabù del Patto di stabilità per le armi. Messo in moto la Banca europea degli investimenti per finanziare le armi. Ha prodotto un documento, fatto votare al Parlamento, di supremazia europea, consentito la destinazione dei fondi di coesione al riarmo. E, dulcis in fundo, sta chiamando alle armi il risparmio degli europei.
  • Non sembra che ci sia stata mai una mobilitazione analoga per la sanità pubblica, per la lotta alle disuguaglianze o per l’istruzione.

L’annuncio da Washington di nuovi dazi commerciali ha provocato la viva reazione di numerosi paesi, dal Brasile al Canada, dalla Cina alla Tailandia.

È la fine della globalizzazione, per come l’abbiamo conosciuta finora e del sistema del friend-shoring, che è il commercio con i paesi allineati, inaugurato dai predecessori di Trump.

Ora tutto questo è finito e un nuovo dis-ordine mondiale si è inaugurato, dagli esiti incerti.

Soggetti come gli eserciti privati che stanno affiancando se non sostituendo gli eserciti tradizionali sulla scena dei conflitti militari e l’uso in chiave militare delle tecnologie – dall’intelligenza artificiale ai droni e ai cosiddetti “killer robot”- rende più difficile e pericoloso organizzarsi  di fronte agli  scenari sempre più devastanti che si vanno aprendo.

Anche gli interessi incrociati tra finanza e guerra sono pericolosi, non solo quando finanziano apertamente la difesa e l’attività bellica, ma anche quando la ricerca costante dei profitti alimenta un sempre maggiore numero di conflitti armati in cui si sperimentano, direttamente sul terreno, nuovi tipi di armamenti. È evidente che le guerre economiche e finanziarie fanno da apripista ai conflitti armati e che il debito è uno strumento principale per dominare i popoli.

Cosa produce la spesa militare? Morti di giovani militari, di civili, distruzione di città e di territori, inquinamento, odio che dura nel tempo. A cosa serve formare tanti giovani se poi li mandiamo a morire? Anche in Italia i generali pianificano un’eventuale chiamata alle armi!  Bisogna dunque prepararsi alla guerra? Bisogna prepararsi ad un’economia di guerra?

Se vogliamo la Pace giusta e duratura dobbiamo rilanciare non solo forme vecchie e nuove di lotta e di obiezione alla guerra, ma spingere e andare oltre, a partire da una forte e attiva Solidarietà con tutti gli oppressi.

In un momento storico in cui la diplomazia e la politica non riescono né a prevenire né a risolvere i tanti conflitti in corso e in cui la militarizzazione si fa sempre più strada nell’economia, nell’istruzione, nelle politiche interne dei singoli paesi, attraverso nuove leggi e misure repressive, è indispensabile che si sviluppi un grande movimento contro la guerra capace di farsi carico di tutte queste complessità proponendo e difendendo le basi di un nuovo modello di società e di mondo.

Attac Italia si unisce e sostiene i movimenti che anche a livello locale stanno costruendo, a vario titolo, una mobilitazione permanente contro la guerra. Dobbiamo rilanciare, a livello nazionale ed europeo, tutte le iniziative e i movimenti che vogliono cambiare il paradigma, contrastando gli interessi e il potere di una ristretta cerchia di oligarchie e organismi finanziari per la supremazia mondiale, per promuovere una società non-violenta, della cura e dei beni comuni.

Disarmiamo la pace, disertiamo la guerra!

Inoltriamo questo appello e questo documento come contributo alla riflessione e all’azione dei movimenti pacifisti e dei movimenti contro le guerre. Vorremmo, nei tempi e nei modi che tutte e tutti decideremo, costruire un appuntamento di riflessione e di confronto.

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