Perché un granello monografico sulle migrazioni

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di Roberto Guaglianone (Attac Saronno)

L’Europa, e conseguentemente anche l’Italia, ha adottato il modello “selettivo” tipico del mondo anglosassone extraeuropeo (Canada, Australia, USA).

Se qualche avvisaglia si era avuta nella precedente migrazione massiva verso l’Europa, seguita alla guerra in Siria con i flussi del triennio 2014-2016, in cui la Germania aveva esplicitamente dichiarato la propria disponibilità ad accogliere i siriani in quanto considerati mediamente ben formati per l’inserimento nell’economia tedesca, la gestione del flusso di profugh* dall’Ucraina (5 milioni in un mese, ben più dei siriani di allora, 3 milioni dei quali in Polonia, dal cui accesso sono esclusi quelli di origine non ucraina, come ai tempi della crisi bielorussa di fine 2021) ha sancito l’inizio di una politica di accoglienza su base razziale nel nostro continente, come ben sostiene anche Guido Viale.

Questo fenomeno è reso ancora più chiaro dal proseguimento indefesso della triplice, violentissima strategia basata sui tre assi: respingimenti, riammissioni, confinamenti. Che poi ha come obiettivo il rendere impossibile l’esigibilità di quel diritto di asilo che le molte convenzioni internazionali e costituzioni nazionali tuttora riconoscono in molti Stati membri.

La punta avanzata dentro questo quadro è certamente costituita dalla Gran Bretagna post-Brexit, che ha recentemente stipulato un memorandum con il Rwanda affinché venissero lì esaminate tutte le domande di asilo pervenute al Paese britannico: l’esternalizzazione delle frontiere alla sua massima potenza. Frontiere istituzionali appena terremotate dalle dimissioni del direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri, costretto a lasciare l’incarico di uno degli enti più finanziati, corrotti e violatori di norme fondamentali sui diritti umani che abbiamo in Europa grazie anche alle forti denunce di movimenti e media indipendenti

Cosa fare, allora, sul fronte dei movimenti, per contrastare questa situazione, dato che – come nel caso di Frontex – qualche risultato comincia ad arrivare?

Alcuni segnali sembrano andare nella giusta direzione, a livello continentale:

– l’evidenza di importanti presenze solidali in terra polacca nella crisi bielorussa, con un tentativo – parzialmente riuscito – di connessione con altri movimenti solidali in Europa;

– la presenza costante di campagne come Abolish Frontex, che si stanno radicando, pur con tutte le difficoltà, in molti stati membri (in Italia la Società della Cura vi aderisce);

– l’inaspettata apertura delle porte di casa di moltissimi cittadini europei nei confronti dei profughi ucraini, su cui tenta di agire la propaganda etnica (“i bianchi vanno bene”).

Quest’ultimo aspetto, molto presente anche in Italia, è parte delle “buone notizie” recenti per il nostro Paese (dall’estate scorsa):

– l’iniziativa contro il rinnovo del finanziamento alla Guardia Costiera libica;

– la partenza di una nuova nave di salvataggio (ResQ);

– la carovana virtuale “Sulla stessa rotta”, cui abbiamo aderito come Società della Cura.

Siamo ancora lontani, beninteso, dagli obiettivi che in questo settore abbiamo fissato nel nostro Recovery Planet. Ma l’urgenza persiste e la lotta continua.

Foto: “Refugees Welcome” di designwallah (CC BY-NC-ND 2.0).

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 50 di Giugno-Luglio 2022: “Guerra e migranti, guerra ai migranti

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